Attività e bio

Nasce a Imola nel 1978. Diplomato all'Istituto d'Arte di Forlì. E' laureato al DAMS di Bologna.
Vive tra Forlì e Forlì, o se fa più figo, tra Cesena e Faenza, sempre Forlì.

Inizia a dipingere all'età di 18 anni circa, attratto dalla pittura figurativa, in particolare del secondo '900: da artisti come Bacon, Freud, Vespignani e Cremonini, da chiunque insomma abbia posto al centro della propria analisi la figura umana o "disumana" che fosse, snaturandone la riconoscibilità immediata.
Con questi punti di riferimento (allievo di Daniele Masini) incomincia un percorso legato alla “pittura pura” e senza contaminazioni di sorta, affrontando tematiche universali e a-sociali, nel senso che Jacopo da sempre disdegna l’arte con una “data di scadenza”, ovvero relativa a temi socialmente rilevanti e soprattutto facilmente leggibili. Se l’arte parla di qualcosa che accade oggi nel mondo, domani avrà già perso di attualità, mentre certi temi legati all’uomo e la sua caducità fisica e morale resistono nei secoli e raccolgono tutti gli altri.
Inoltre, se l’artista si sforza a creare, è giusto che il fruitore si sforzi di comprendere, e senza aiuti dati da una leggibilità monocorde dell’opera. La complessità è un dato fondamentale per tutta l’arte da Duchamp in poi, conseguentemente senza sforzo da ambo le parti in causa non vi è dialogo, e quindi non c’è cultura.
L’insofferenza ai linguaggi troppo fermamente figurativi ha imposto a Jacopo un cambiamento piuttosto radicale nel suo lavoro: circa a cavallo tra il 2004 e il 2005 la sua tecnica è cambiata, si è gradualmente schiarita e pulita, come per un urgente bisogno di sintesi e igiene a favore di una prevalenza del bianco, inteso come non colore, ma senza mai perdere di vista la costruzione o de-costruzione della figura.
Il colore perde mano a mano di consistenza e importanza all’interno del dipinto in favore di un segno di taglio più grafico e segnico. Ecco allora subentrare le matite, le penne biro e le fusaggini su tele di grandi dimensioni. Qualcosa però, ancora non va: la vera idiosincrasia dell’artista forlivese è forse nello sfondo, il quale non può vedersi relegato a perpetua subordinazione come la più classica delle tradizioni pittoriche. Figura in primo piano e sfondo in secondo è ciò che chiunque intende come “oggetto quadro”, e questo non può funzionare.
Qualcosa deve cambiare, ecco che le tele e i telai acquistati vengono in antipatia a Jacopo, il quale per quasi un anno non dipinge più, salvo poi un giorno, aggirandosi nel suo studio situato in via San Pellegrino Laziosi in centro a Forlì, recupera brandelli di tela già preparati e tagliuzzati da terra, li incolla assieme in modo pressochè casuale, e lavora a tecnica mista su quella superficie rugosa, variegata e “già vissuta” trovando un momento davvero personale e interessante.
Questo è il punto di partenza del linguaggio che ancora oggi accompagna Flamigni. L’evoluzione naturale di ciò è l’idea che il dipinto appaia come un enorme bozzetto non finito, o come una figura ricomposta da pezzi di altri dipinti assemblati assieme. In ogni caso, è l’idea di lavoro non finito e perchè no, anche “sgradevole” che muove Flamigni nella sua ricerca: una finta casualità in realtà frutto di lunghissime elaborazioni e la voglia di lasciare quel senso di insoddisfazione e di negazione allo spettatore che osserva qualcosa di piacevole che poi, improvvisamente, si autocensura e svanisce nel bianco.

Oggi, pur non avendo abbandonato il medium pittorico, i suoi interessi si sono allargati verso altre forme di linguaggio come le installazioni site specific e la video-art, dai pionierismi degli anni ’60 di Bruce Naumann e Nam June Paik alle esperienze più recenti di Bill Viola, Tony Oursler e chiunque utilizzi il video come mezzo e non come fine.
Per realizzare questo, fondamentale è la collaborazione con il Gruppo Mandra: collettivo di giovani artisti forlivesi nato nel 2005 (e di cui è tra i fondatori assieme ad Angelini, Sbaragli, Rivalta, Di Camillo e Lucca)) e ad oggi autentico punto di riferimento locale per questo genere di linguaggi più legati alla contemporaneità.

Dal 1999 ad oggi, ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive, piazzamenti in concorsi locali e nazionali.

PERSONALI


-         1999 – Riflessioni...eventualmente, Barajà, Forlì
-         2001 – Galleria s. Anna, Forlì
-         2002 - Personale presso Ippodromo i Cesena
-         2003 - Galleria s. Anna, Forlì
-         2004 – Elogio della frontalità, Galleria s. Anna, Forlì
-         2005 – Corpi in silenzio, galleria Cantina Carbonari, Cesena
-         2009, personale nell’ambito di INMENTENIENTE, small festival of contemporary art, Fabbrica delle candele, Forlì.
-         2011 – OminiNudi, presso Diagonàl Loft club, Forlì
-         2011 – OminiNudi 3° fermata, presso Moquette bar, in collaborazione con Cacofonico, Forlì


Collettive


-  2000 Premio "Carmen Silvestroni" presso Palazzo Albertini
-  2001, collettiva presso Villa Prati di Bertinoro con l’artista Vicini.
-  2004  "La via degli artisti presso galleria, galleria "La vecchia Filanda", Forlì
-  2005, Contemporanea, galeria Cantina Carbonari, Forlì
-  2005,"Dovadola e i giovani forlivesi”, Oratorio di s. Antonio, Dovadola
-  2005, "Dovadola e i giovani forlivesi", palazzo Albertini, Forlì
-  2006, "Tendenze e metamorfosi dell'arte contemporanea", presso Sala comunale di Cesena
-  2006, Partecipazione a "Vernice art- fair"
-  2006, Finalista del concorso nazionale "Coinè per l'arte" con il dipinto "Smottamenti".
-  2006"Nel cibo", presso "La cantinaza" di Castrocaro.
-         2006,  “L’emozione della pittura” nell’ambito del festival di Plauto.
-         2006, Contemporanea 2006 con Galleria Cantina Carbonari  di Cesena.

-         2007, Selezione Premio “Babele” con esposizione:
-         Foyer del teatro Diego Fabbri a Forlì
-         Sala della Partecipanza agraria a Pieve di Cento
-         Accademia di Belle Arti a Bologna
-         2007, “L’arte, un messaggio di pace”, Palazzo Albertini, Forlì
-         2007, Galeria Cantina Carbonari, esposizione con lo scultore G. Martini, Cesena
-         2007 selezione per “I luoghi dell’anima”, omaggio ad Angelo Fabbri, presso Contemporanea 2007
-         2007,“Scarpe, arte e poesia del quotidiano”- IV edizione, presso Villa Torlonia, San Mauro Pascoli
-         2008 è tra i 5 artisti forlivesi segnalati per Federculture, Roma.
-         2008, meeting nazionale di giovani artisti “SALERNOINVITA 2008”, presso Salerno.
-         2008, Partecipazione a “Contemporanea 2008 nella rassegna collaterale “Il ritratto, nello sguardo immaginabile”.
-          2009, Tra il Bene e il Male: l'eterna lottaEsposizione di opere pittoriche e scultore in occasione delle celebrazioni del Millenario, Sarsina.
-         2010, “La scatola magica”, Palazzo del Ridotto e Galleria “Ex Pescheria” – Cesena.
-         2011, “Labirinto”, evento collaterale Vernice art-fair, Forlì.
-    2012, partecipazione a Box Shock, presso Self Storage, Forlì.
-    2012, finalista Premio Marina di Ravenna, collettiva presso galleria FaroArte - M. di Ravenna
- 2013, Repas Frugal, 3 sedi:
Oratorio San Sebastiano Forlì
Chiesa di Santa Maria in Girone, Portico di Romagna
Contemporanea 2013, Forlì.
- 2013, Artisti per Malatesta Novello, Biblioteca Malatestiana - Cesena


Altro

 

-         1997, copertina e illustrazioni interne del libro di liriche “L’ala del falco”, di A. Facciani
-         1998, copertina del libro di liriche “Segni dal tempo”, di D. Baldinotti
-         Selezione 2006 per il Calendario degli artisti forlivesi
-         2005, Tra i fondatori del gruppo Mandra nel febbraio 2006, per elenco ed immagini di eventi ed esposizioni alle quali ha partecipato col gruppo: www.mandra.it .  Ad oggi il gruppo Mandra è un punto di riferimento per le istituzioni per ciò che concerne installazioni, videoinstallazioni e performances.
- 2007, illustrazione interna del libro di liriche "Notturni" di G. Foglietta
-         2010, Realizzazione di un murale sito nell’atrio del Consorzio Agrario interprovinciale di Cesena –Forlì e Rimini.
-     2011, copertina del Cacofonico, maggio 2011.
- 2012, realizzazione dei disegni di scena per lo spettacolo teatrale I Morti di Città di Ebla, presentato nell'ambito di RomaEuropa Festival 2012.


Due parole, scritte non da me. Tanto tempo fa.

"Un'Arte in cui il protagonista è l'uomo rappresentato in una descrizione anatomica a volte deforme per poter esaminare l'intreccio che ogni essere umano affronta nella propria esistenza, una realtà in continuo contrasto con il proprio inconscio. 
Flamigni rappresenta una società ridotta all’ignoto e all’ambiguità.  L’uomo diventa simbolo di uno scenario metaforico profondamente interiorizzato dalle morali di vita .
Nelle sue opere avvicina la realtà evidenziata nella totalità della natura umana, al mondo onirico, dei sogni, dell'immaginazione.  
Dettagli, contornati da forti tonalità cromatiche e dal segno rigido finemente tracciato, oltrepassano le suggestioni sconfortanti di un'aggressività brutale per riappropriarsi di un sano equilibrio di positive pulsazioni.
Nell'animo dell'artista Flamigni vi è una ricerca continua nell'analizzare ogni contorcimento del viso per dolore, per riso, per sonno, per paura, per noia o per nostalgia.. in ogni espressione l'artista Flamigni opera con molta affettazione; con grande vocazione visionaria si esprime, con un soggetto ben definito, in opere che affrontano i temi dell'ipocrisia sociale.
L'artista si avvale di una marcatura stilistica di tipo espressionista, partendo dal recupero della costruzione figurativa dell'immagine raggiunge soluzioni realiste basate sui principi di una nuova oggettività.
Flamigni nelle sue composizioni articola elegantemente forma, colore e luce in una liberazione comunicativa che conferisce all'immagine un ritmo cadenzato di sfumature, un'atmosfera irrequieta ispirata da una sinfonia di emozioni che diventano espressione del pensiero.
Nell'opera grafica l'artista esalta l'analisi nei particolari di muscolature e ossa, i valori lineari e la volumetria della forma, sulle quali incombe una sorta di astrazione metafisica.
La "figura" è interpretata dall'artista come la narrazione del rapporto che si stabilisce con tutto ciò che la circonda e ne influenza automaticamente il Suo divenire libero nel tempo e nello spazio. La percettibilità dell'artista Jacopo Flamigni si traduce nella realizzazione di opere protese verso una trasfigurazione metaforica del soggetto e degli eventi che lo circondano.
Le sue opere sono accompagnate da dolci melodie che diventano pensiero e prendono vita sulla tela."

"La distorsione della figura, come trapasso nell'altrove spazio-temporale, che è altrove dell'essere, è una tematica del Surrealismo, che, in Dalì, Matta e Sutherland, trova alcuni tra i più geniali interpreti. La deformazione, come manifestazione estrema di uno stato interiore o di una condizione di vita, è propria dell'Espressionismo tedesco, di cui Schiele è tra i più originali e raffinati interpreti. Anche il Realismo, successivo alla Seconda guerra mondiale, è stato influenzato da questa intensa esperienza estetica; Sutherland e Bacon, dando vita alla Nuova Figurazione hanno saputo recepire ed esprimere al meglio questa dimensione estetica tanto nel suo pathos emotivo, quanto nella sua forte marca stilistica. Jacopo Flamigni, allievo di Daniele Masini, inizia la sua ricerca artistica ispirandosi alla Nuova Figurazione.
Nella Sua pittura, Flamigni, predilige la figura maschile; enfatizza i volumi, le pieghe, la dinamicità, attraverso un chiaro scuro in cui la luce diviene dominante, a poco a poco, in virtù dell'ombra di sfondo. L'evidenza delle masse muscolari e l'eleganza stilistica delle volute è sottolineata da riverberi di luce fredda, che creano un immediato contrasto. L'artista scava nelle pieghe dell'anatomia, stravolgendo le masse muscolari, nella ricerca di una sintesi manierista, che va dal Pontormo a Dalì, fino a Bacon. 
Flamigni, ha iniziato una ricerca rigorosa e meditata, il cui scopo, oltre alla sintesi formale della linea e dei volumi, nella composizione, attraverso originali scelte cromatiche, è la capacità di trasmettere il pathos.L'enfasi geometrica e plastica in alcune opere, quali Maternità o la Sacra Famiglia , può essere ricondotta a stilemi noti, dall'Espressionismo ad alcune accentuazioni muscolari del Realismo di Siqueiros; ciò, d'altra parte, è congeniale al percorso del giovane artista. Nella seconda fase, che si esprime più compiutamente dal 2003, l'artista sviluppa maggiormente l'aspetto grafico, la ricerca dell'espressività attraverso la linea e il segno. Anche il mezzo artistico muta: dall'olio, passa alla tecnica mista, in particolare agli inchiostri e a alla penna biro. L'uso virtuoso della penna biro si rivela nei volti maschili, in cui le geometrie e i volumi si fondono in delicate modulazioni dell'inchiostro diluito. Il raffinato cromatismo, emerge nello sfumato, in sapienti velature, in cui i colori puri, il blu, il giallo, il rosso, si rivelano come lampi di luce, riverberi da spazi contigui, riflessi nel soggetto dell'opera. Il nudo maschile, emaciato, fragile, le braccia lunghissime e sinuose, è il soggetto prevalentemente studiato da Flamigni in questa seconda fase. Dalla linea emerge una figura composta, che pare temere l'evidenza della sua forma, sottolineata da diafane ombreggiature. Artista di notevole eleganza stilistica e di accurata ricerca formale, Jacopo Flamigni ben esprime le inquietudini profonde e l'ascesi universale che abbiamo ereditato dal millennio appena trascorso."


Lia Briganti